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LA MACINA E LA CETRA


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Chagall - Davide in blu

giugno - luglio - agosto 2016
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LA MACINA E LA CETRA

 

"Veit Bach, un fornaio residente in Ungheria, fu costretto ad abbandonare il paese per salvaguardare la propria fede. Si stabilì a Wechmar dove riprese a esercitare il suo mestiere. Era affezionato a una piccola cetra che portava con sé al mulino per suonare, mentre la macina era in movimento. Concerto meraviglioso! In tal modo imparò ad andare a tempo. Così, più o meno, è cominciata la musica nella famiglia Bach". In questo modo, quasi scherzoso, Johann Sebastian Bach inizia un suo scritto sulle origini della famiglia musicale Bach.

La macina la conosciamo anche troppo. E non è difficile richiamarla alla memoria: la macina del lavoro quotidiano, la macina delle preoccupazioni, la macina dell'angoscia, la macina dei vicini, la macina degli altri, la macina dell'usura, la macina della notte, la macina della farina e del pane, la macina che tritura, ma che deve triturare affinché il tegumento del grano, la crusca e la farina possano essere separati, offerti, consumati.

E la cetra? La cetra del canto, la cetra della musica e del sogno, della melodia, della nostalgia, dell'utopia ... la cetra del desiderio.

Sono necessarie entrambe: la macina senza la cetra è qualcosa di troppo pesante. La cetra senza la macina è qualcosa di troppo leggero. La macina e la cetra ...

Nella vita di un uomo forse sono possibili soltanto due cetre : il culto di sé o la preghiera. ...

Nel suo mulino Bach girava la macina, il cui ritmo instancabile scandiva l'incarnazione del lavoro quotidiano e del pane di ogni giorno. Ma aveva con sé la sua cetra. Questa cetra gli era necessaria per ripetersi che la lotta di ogni giorno, che l'incarnazione non avrebbero alcun senso se non producessero una melodia: la melodia dell'anima che prega, che loda, che adora.

Non ci è possibile fare a meno della macina: tutti sappiamo benissimo che è sempre presente. Nessuno vi sfugge. Ma disgraziato colui che credesse di poter fare a meno della cetra. Questo è l'inizio di ogni cosa: la macina e la cetra. (Bernard Bro, La macina e la cetra, Ldc)

Amo questo racconto e sono felice di condividerlo con voi.

Macina e cetra: preghiera e lavoro, amore e paura, gioia e dolore, forza e debolezza che si intrecciano, si intersecano. Qui Dio e l’uomo si incontrano, ora in un abbraccio, ora in una lotta corpo a corpo.

Spero che ciascuno di noi possa scoprire sempre più intensamente la melodia della cetra, della preghiera. Una melodia appartenuta prima di ogni altro a Gesù di Nazareth che nei Vangeli viene sempre descritto come “assediato” da tanta gente da ascoltare, da aiutare, da guarire e insieme assiduamente impegnato a cercare momenti di solitudine per incontrarsi con suo Padre che lui chiama confidenzialmente e teneramente “Abbà”... papà ... Nelle pagine evangeliche lo scopriamo capace di mettere meravigliosamente insieme azione e contemplazione: proprio perché è sempre vicino al Padre può essere vicino a tutti, capace di farsi servo di tutti perché prima e sempre è servo di Dio.

La preghiera era il suo segreto. E il segreto di tanti che nella storia hanno fatto grandi cose. Può diventare il nostro segreto, la nostra forza, la nostra sorgente.

Possiamo cominciare a pregare con il Vangelo fra le mani. Ecco uno splendido suggerimento, tratto dal libro Vivere lo Spirito di Henri J.M. Nouwen (1932-1996), una delle figure spirituali che più hanno inciso sulla mia vita di prete:

La contemplazione quotidiana del Vangelo e la ripetizione attenta di una preghiera possono influenzare profondamente la nostra vita interiore. La nostra vita interiore è come uno spazio santo che deve essere tenuto con cura e decorato in modo appropriato.

Dopo aver trascorso alcune settimane ripetendo lentamente le parole di Paolo, «l’amore è paziente e benigno; l’amore non è invidioso; l’amore non cerca il proprio vantaggio», queste parole cominciarono ad apparire sulle pareti della mia dimora interiore un po’ come un certificato di laurea nello studio di un medico. Col passare degli anni molti nuovi quadri sono apparsi sulle pareti della mia dimora interiore. Alcuni rappresentano delle parole, altre dei gesti di benedizione, di perdono, di riconciliazione e di guarigione. Molti rappresentano dei volti: i volti di Gesù e di Maria, i volti di Teresa di Lisieux e di Charles di Foucauld …

È molto importante che la nostra dimora interiore abbia dei quadri alle pareti, quadri che consentano a coloro che entrano nella nostra vita di aver qualcosa da guardare, che dica loro dove sono e dove sono invitati ad entrare. Senza preghiera e senza contemplazione le pareti della nostra dimora interiore rimarranno povere e pochi ne saranno ispirati.

La preghiera sa compiere miracoli inaspettati …

Quando un cristiano prega sul serio, si ritrova un cuore cambiato. Così ci dice il profeta Ezechiele (36,26): “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne”.

Quando un cristiano prega sul serio, impara il “come”, questa piccolissima parola che risuona nelle pagine evangeliche: “Siate misericordiosi come il Padre” … “Amatevi come io vi ho amato” …

Quando un cristiano prega sul serio, impara a decentrarsi, imapara a dire “tu”, a dire “noi”, impara la tenerezza, la misericordia, la gratuità, la carità, trova strade impensate.

Quando un cristiano prega sul serio, vede meglio, comprende meglio, si ritrova con idee e giudizi che cambiano. Diceva Bernanos: “È sbalorditivo come le mie idee cambiano quando prego!”.

Dove un uomo prega qualcosa nasce e fiorisce sempre.

Occorre sentir battere il cuore del mondo all’interno del cuore di Dio,
come in una cassa di risonanza.
Quando si appoggia il proprio orecchio sul petto di Gesù,
si percepiscono in modo assolutamente diretto
gli s.o.s. di tutti gli uomini
che attraversano il cuore di Dio
prima di raggiungere i nostri orecchi.
(Daniel Ange)

Fa così papa Francesco, uomo abitato dal Vangelo … e per questo è così tanto amato. E da qualcuno temuto …

Uno dei luoghi comuni più stolti e funesti è che la preghiera sia “alienazione”, “abdicazione alle proprie responsabilità”. Chi parla così è gente che non sa nulla di cose spirituali, e ignora un fatto: che se c’è un uomo da temere, se c’è un autentico rivoluzionario, uno che non obbedisca a nessuno tranne che a Dio; se c’è uno pericoloso, questi è - in modo particolarissimo - l’uomo di preghiera. Si capisce: uomo di autentica fede e di vissuta preghiera. Preghiera che diventa decisione, forza operante e irresistibile. Fantasia e bellezza in azione. Luce che si fa intelligenza, forza per cambiare e per far nuove tutte le cose. (D. M. Turoldo)

Amo la sua “pericolosità” !

don Mirko Bellora

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GIUGNO 2016

GLI ANNIVERSARI

DI ORDINAZIONE SACERDOTALE

grazie mons. Giuseppe (60°)

grazie don Alfio (50°)

grazie don Franco (45°)

 

Don Giuseppe, don Alfio, don Franco, siete un grande dono!

Diceva Cesare Pavese che “È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, a ogni istante”: sia così, gioiosamente, anche per voi nel cominciare nuovamente a essere preti, a essere pastori in ogni nuova stagione della vita e della Chiesa! Vimercate è felice di voi.

Grazie a te don Giuseppe per il tuo stile, tipico dei veri preti ambrosiani! per il tuo esserci sempre, per la tua costante presenza nel confessionale, sempre pronto all’ascolto e al consiglio, per il tuo saperti prendere cura con passione della Caritas, per il tuo non essere mai stanco, per il tuo passo sicuro e giovanile!

Grazie a te don Alfio! A quante persone nella sofferenza nei tuoi tantissimi anni (dal 1987) passati in ospedale hai saputo offrire e trasmettere loro fiducia, consolazione, tenerezza

Grazie a te don Franco che hai percorso tante strade e una ti ha portato qui a servire quel piccolo scrigno che è Velasca, dove non mancano mai la tua passione e il tuo sguardo amorevole

 

La bellezza segreta del nostro ministero sta nella relazione con coloro ai quali siamo inviati. Non sta in cose da fare, ma in un rapporto da coltivare con ricchezza di umanità e, nel contempo, rimanendo sprofondati in un’esperienza del mistero”. (mons. Renato Corti)

Continuate, con gioia, a coltivare questa bellezza segreta! E grazie di cuore per tutto!

Un affettuoso augurio anche a tutti gli altri sacerdoti della Comunità Pastorale, con queste splendide parole del nostro Papa:

“È al Santo Popolo fedele di Dio che come pastori siamo continuamente invitati a guardare, proteggere, accompagnare, sostenere e servire. Un padre non concepisce se stesso senza i suoi figli. Può essere un ottimo lavoratore, professionista, marito, amico, ma ciò che lo fa padre ha un volto: sono i suoi figli. Lo stesso succede a noi, siamo pastori. Un pastore non si concepisce senza un gregge, che è chiamato a servire. Il pastore è pastore di un popolo, e il popolo lo si serve dal di dentro. Molte volte si va avanti aprendo la strada, altre si torna sui propri passi perché nessuno rimanga indietro, e non poche volte si sta nel mezzo per sentire bene il palpitare della gente”. (dalla lettera di Papa Francesco al cardinale Marc Ouellet, presidente della pontificia commissione per l'America Latina)

Don Mirko

 

Le date di Ordinazione dei sacerdoti della nostra Comunità Pastorale:

Don Gianni Radice                 11.06.1949

Don Silvio Villa                     28.06.1953

Don Luigi Meda                     27.06.1954

Mons. Giuseppe Ponzini        28.06.1956

Don Alfio Motta                    28.06.1966

Don Mirko Bellora                 27.06.1970

Don Franco Passoni               26.06.1971

Don Luigi Stucchi                  28.06.1973

Don Marco Caraffini              09.06.1984

Don Massimo Zappa              13.06.1987

Don Michele Di Nunzio         25.04.1992

Don Roberto Valeri                12.06.1993

Don Marco Fusi                     12.06.2004

Don Davide Marzo                07.06.2014


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